Coppa stadio: la radiocronaca

Posted by in Promotion on Feb/2021

(This blog post on Coppa Stadio is in Italian: read the english post here)

Coppa Stadio è il primo torneo italiano di poster design calcistico, ideato da Zetafonts in occasione del revival del carattere Stadio di Aldo Novarese. Abbiamo invitato venti tra i migliori studi grafici e illustratori digitali italiani a giocare con le lettere di Novarese per realizzare un poster dedicato ad una squadra di calcio della propria regione di appartenenza. Ne è emerso un torneo grafico tra squadre di ogni categoria, da capofila di serie A a piccoli club delle categorie più basse. Un torneo inclusivo e ludico, che fa scendere in campo squadre come il Verona (scelto dai veneti di Happycentro), il Napoli o la Roma (realizzato da All Fonts Are Bastards) accanto a club meno noti come l’Atletico Van Goof (scelto per l’Emilia da Rupert Graphic) e il Brera Football Club, che nel poster realizzato da LeftLoft si dichiara orgogliosamente “la terza squadra di Milano: mai stati in B o in C! (…ma neanche in A)”.

MAppa Italia_NEW-01

Questi i partecipanti alla Coppa Stadio:All Fonts Are Bastards  (Lazio), Arnica Design (Valle d’Aosta), Basiq Design (Friuli), Davide Pagliardini (Liguria), Dopolavoro (Campania), Fra! Design (Calabria), Happycentro (Veneto), Leftloft (Lombardia), Mister Gatto (Marche), Mooggeene (Sardegna), Muttnik (Toscana), Bob Liuzzo (Sicilia), Francesco Paternoster (Basilicata), Francesca Perpetuini (Abruzzo), Rupert Graphic (Emilia), Giovanni Stillittano (Trentino), Studio 23.56 (Piemonte), Sunday Buro (Puglia), Testimanifesti (Molise), Zup Design (Umbria).

Coppa Stadio verrà giocata in cinque giornate, a partire da lunedì 22 febbraio, sul canale instagram di Zetafonts, con una serie di derby commentati dalla penna di Fabrizio Gabrielli, vicedirettore de L’Ultimo Uomo e autore di articoli e reportage per Finzioni, Edizioni SUR, Fútbologia e per le riviste «Esquire», «Footballista», «Undici», nonché del libro “Cristiano Ronaldo. Storia intima di un mito globale” (66thand2nd).

 

Quinta giornata (22 marzo 2021)

Il derby della quinta ed ultima giornata di campionato si gioca tra il Centro Storico Lebowski di Muttnik (Toscana) contro il Brera di  Leftloft (Lombardia). Due piccoli club che vivono il calcio in un modo completamente diverso da quello dei grandi club di serie A, con una filosofia che ci racconta Fabrizio Gabrielli nella sua ultima radiocronaca:

derby5

A volte sei tu, che mangi l’orso. E a volte è l’orso che mangia te.
L’orso ha una pellaccia turbocapitalista, è massimamente fagocitante: si è preso tutti i salmoni zampillanti, l’alegria do povo, l’entusiasmo del fango del potrero, del calcinstrada, della tedesca, delle maglie di lana, dei sudori, dei sassi messi al posto dei pali; il grizzly s’è imbellettato d’oro, ma uno show di National Geographic non è la realtà, e l’orso di fronte alle telecamere è un po’ meno l’orso che la Natura ha in mente.

E quindi, finisce che ti senti Straniero nella tua nazione, il calcio così com’è, nel tuo Paese, nella tua realtà financo locale, ‘un ti garba più. Il calcio a Firenze è: viola. È memoria storica d’un passato, quello più recente, bastardo ma senza gloria: Bati, Rui, Cecchi, Spadino. Oppure il calcio, a Firenze, è anche bianco, rosso, blu e verde, combinazione storica, che si ripete da mill’anni, ma il calcio storico è tutt’un’altra ròba di botte da orbi e regole che se hai imparato a conoscerle allora disconoscile, applicane altre. Se sei tra quelli che l’orso non li mangia (perché indigesti, o perché casomai l’orso lo corchi di mazzate e calcinpètto), bisogna che ti dia da fare per cucinartelo da te, un pepone d’orso bruno.
Centro Storico Lebowski contro Fc Brera è un Firenze contro Milano che probabilmente non vedremo mai, figuriamoci sul plasma in salotto. E già scrivere contro sarebbe una forzatura, una stortura, semmai Centro Storico Lebowski insieme a Fc Brera, che magnifica maniera di introdurre la partita sarebbe? Punti di contatto, parallelismi, medesima raison d’etre: prenderla come viene, come diceva Il Drugo, e sforzarsi di farla venire bene, con l’aiuto di tutti, un mattoncino per uno, nella periferia, nella comunità, nell’azionariato popolare, nel progettualismo che esonda dalla ricerca del prospetto, dai business plan, dagli obiettivi a lungo medio corto raggio.
Brera (tabuizzazione, per converso, dell’epitome della Milan à boire, dei bistrot fighetti, della gentrificazione che produce turbocapitalismo, ancora) e Centro Storico Lebowski (perché il centro non è mai equidistante dalle periferie, come sarebbe a dire, il centro lo decidiamo noi, dov’è che deve stare) (e Storico per sovvertire quell’altro Storico, che non cambia da mill’anni, per gettare le basi di una Storia in divenire) sono il quarto stato sdrucito di un calcio se vogliamo nostalgico, se vogliamo passatista, se vogliamo con meno appeal, se vogliamo – sì, lo vogliamo – più vicino a quel germoglio che ci spuntava in punta di labbra – in quel tempo usavamo le scalinate opposte di una piazza centrale di un paese del centroitalia pieno di tufo – quando gridavamo Gol! nell’incandescenza delle due del pomeriggio di Giugno. Quando non avevamo ancora capito che essere nichilisti sarebbe stato faticoso da morire, del calcio non c’interessava nient’altro che la riproducibilità amatoriale, e pensavamo che saremmo diventati – alcuni poi ci sarebbero riusciti – quei tipi che di fronte allo status quo dicono ma sapete che c’è? Fottetevi, lasciateci in pace e vaffanculo.

I TEAM DELLA QUINTA GIORNATA

1) Muttnik (Toscana / Centro Storico Lebowsky)

Muttnik è un collettivo di grafici e illustratori nato nel 2014 con sede a Firenze. Forte delle molteplici esperienze maturate negli anni, si occupa di progetti di comunicazione visiva, editoriale e illustrazione, con particolare attenzione nei confronti delle realtà culturali ed editoriali.

studio-muttnik-guest

Perché la scelta di questa squadra?
Perché è una realtà unica nel contesto nazionale: l’associazione che gestisce la squadra, l’impianto sportivo, la scuola calcio, la squadra femminile, quella degli amatori e tutti gli eventi che vi girano attorno è composta solo ed esclusivamente dai soci, che hanno il diritto ed il potere ogni anno di dire la propria in assemblea per partecipare attivamente alla crescita societaria e sportiva del CS Lebowski.
“Ci eravamo stancati di campionati senza sorprese, di classifiche disegnate dai diritti tv e dagli intrighi di palazzo, di partite ogni tre giorni, sempre più frenetiche e meno spettacolari, di un calcio senza attese e pause, che non riesce più ad aspettare la domenica, di un asservimento alle leggi del mercato che trasforma il gioco in merce, dell’azione dello Stato con i suoi decreti speciali a tutela del business […].” Il gruppo di ragazzi e tifosi che nel 2010 ha deciso di iniziare questo nuovo percorso dal basso (dalla terza categoria per essere precisi) aveva in mente un nuovo concetto di calcio, un calcio “dove tra squadra, tifosi e società ci sia identità. Il CSL è prima di tutto degli Ultimi Rimasti, che sono il cuore di tutto ciò che facciamo; è di chi taglia l’erba del campo prima delle partite, di chi organizza le feste per portare i soldi per iscriversi al campionato, di chi fa le collette per autofinanziare il materiale sportivo, di chi pulisce la sede, di chi raccoglie i palloni dopo l’allenamento, di chi porta con passione e rispetto i suoi colori in campo. Abbiamo in mente di creare un contesto dove fare calcio nella massima autonomia, per quanto ci è possibile, dalle ingerenze dello Stato e del mercato nel gioco. Per questo puntiamo a esistere grazie all’autofinanziamento e all’aiuto degli appassionati di vero sport, senza concedere niente alle speculazioni che accompagnano il calcio di oggi. Per questo siamo entusiasti che il nostro tifo sia ancora l’autogestione di uno spazio comune, quale la curva.”

fdeff13f367b13cb2ea73ec27121c820_XL
© Almanacco Calcio Toscano

La prima volta che ti ho vista sai
di un calcio di altri tempi mi innamorai
son qui in curva a cantare perche
da quel momento ci sei soltanto te…

Chiudo gli occhi e penso che
passa il tempo passa, insieme a te
quando un giorno morire dovrò
voglio portare in cielo i miei color!

2) Basiq Design (Friuli Venezia-Giulia / Triestina)

Chi è Basiq?
Siamo designer della comunicazione. Progettiamo brand, immagini, prodotti, applicativi digitali e ambienti fisici. Siamo specializzati su immagine coordinata, grafica editoriale, web design e ci piace lavorare su progetti di comunicazione per eventi, allestimenti museali e spazi espositivi. I nostri strumenti di lavoro sono la grafica, la fotografia, l’illustrazione, la tipografia, il video. Lavoriamo con aziende e organizzazioni, grandi e piccole, con cui instauriamo partnership solide e trasparenti.

Schermata 2021-03-22 alle 12.17.34

Quale vostro progetto portereste su un’isola deserta?
L’identità visiva per Barcolana, la più grande regata al mondo che si tiene ad ottobre nel Golfo di Trieste.

38936116_2168853726683510_4563032955315814400_o

3) Francesco Paternoster (Matera /Basilicata)

Francesco Paternoster è un graphic designer materano che si è sempre occupato di progetti mixed-media con un focus particolare sul Branding e Packaging. Profondamente affascinato dalla tipografia e dall’illustrazione, sviluppa concept e soluzioni professionali per piccole e grandi aziende italiane e internazionali.
paternoster

Perché questa squadra per il tuo manifesto?
Il manifesto è un crogiolo bianco azzurro di storie, parole e simboli, dove il sacro si mischia al profano e i cori degli ultras si mischiano all’iconografia popolare e religiosa della città di Matera. Il bue, simbolo della città, infuria al centro del poster pronto all’attacco. Ai quattro angoli, come le nicchie votive delle chiese rupestri, troviamo i Sassi, le antiche abitazioni scavate nella roccia abitate per generazioni da contadini. Sulla destra la Madonna della Bruna, che protegge la città. In basso troviamo il cervo con la croce fra le corna, simbolo della conversione di S. Eustachio, altro patrono della città. Infine, in basso sulla destra troviamo un campo da calcio con l’indicazione della curva Sud, dove si trova il vero cuore pulsante dei tifosi materani.

Hai un progetto preferito?
Salverei l’infografica sui ‘Cognomi di Matera’

Cognomi-di-Matera_1340_c

4) Francesca Perpetuini – (Teramo / Abruzzo)

Francesca è una produttrice di contenuti visivi, video editor e graphic designer, product designer di formazione, ex residente al Fabrica Research Centre. Oggi la sua ricerca personale si concentra sul modo in cui i materiali e gli oggetti di uso quotidiano riflettono la luce, sulle realtà sociali e la celebrazione della diversità nel mondo: l’obiettivo è scoprirvi le potenzialità inespresse e lasciarle parlare in nuovi linguaggi visivi.

francescaper

Come nasce il tuo poster?
Stadio è un font robusto e potente, da piena forma all’energia della tifoseria calcistica. Per questo motivo è l’unico elemento utilizzato nel manifesto. Gli accenti scandiscono il ritmo dei cori della curva bianco rossa, la voce dei tifosi uniti per lo stesso ideale: il Diavolo. Doveroso citare il vecchio stadio Comunale in cui il murales cita “Soltanto chi ha amato anche solo per un istante potrà capire quello che noi proveremo per sempre”. Un luogo unico per la sua funzione sociale e un pezzo di cuore per i teramani.

Cosa ne pensi del type design in Italia?
Penso che ogni carattere rappresenti un pezzo di cultura italiana: il processo di lettura è legato alla storia e agli ideali culturali di chi li ha prodotti. In questo senso credo che Forma di Aldo Novarese rappresenti una bel contrasto nella produzione tipografica italiana perché è carattere neutro, universale, adatto a qualsiasi contesto.

Quarta Giornata (15 marzo 2021)

Il nostro campionato di Coppa Stadio si avvia alla fine, con una giornata che si gioca a tutti i livelli della classifica per definire da una parte i contendenti alla coppa 2021, dall’altra le squadre in pericolo di retrocessione. Il derby della giornata si gioca tra Liguria e Sardegna, tra il Genoa di Davide Pagliardini e il Cagliari di Mooggeene. Due città di mare e due poster tutti costruiti su orizzonti tagliati da segni diagonali, che facciamo raccontare a Fabrizio Gabrielli:

GenoaCagliari

La linearità del gesto primordiale è da sinistra a destra, dall’alto in basso. Faghersi su signale da sa rughe, il segno della croce, che sia di San Giorgio o dei Savoia, me ne batto ‘r belin, coi mori o senza, è come tracciare la linea dell’orizzonte, e poi spezzarla con la perpendicolarità del sole a mezzogiorno.

Cagliari e Genova sono porti, navi, mare e poi sole e poi vento. Il blu, dominante sempre, il blu su cui dominare, perché il mare è limite e allo stesso tempo terra di conquista: se c’è un punto di contatto tra le due città si trova a metà strada tra il navy – ah!, il fascino marinaro! – e il dark – ah, le notti di maestrale sul Poetto! – le sfumature di blu che segnano le maglie di squadre dalle storie divergenti, mai davvero simili, con passati gloriosi a tratti, e un presente scintillante solo nella coscienza identitaria.
Nello stemma di Genova c’è una croce, di San Giorgio, sorretta da due grifoni, bestie mitiche; in quello di Cagliari una croce, ancora, ma dei Savoia, complementare nei colori, sorretta da due tritoni. Bestie mitiche anche loro. Croci che disegnano la geometricità di quattro sezioni, da riempire a piacimento. Quattro i mori, quattro i Giudicati, quattro i campionati – i primi quattro della storia! – che il Genoa avrebbe potuto vincere consecutivamente, se solo James Spensley non si fosse fatto piegare le mani. Dopotutto aveva portato il football in Italia, gli si poteva chiedere di più? Il Cagliari, e il Genoa, poi, quei quattro quarti l’hanno riempiti, soprattutto, di rosso e di blu: in omaggio ai colori della città casteddana, i sardi, e della Union Jack, i genovesi.

Genoa1900

Il Genoa Cricket and football Club nel 1900,

Perché a portare il calcio in Italia, si sa, è stato il Genoa Cricket and Football Club, fondato dagli inglesi che stringevano mani e incrociavano stinchi con i camalli, che giocavano in un campo, a Marassi, che confinava con quello dei rivali cittadini denominato Cajenna, nome evocativo di terre lontane, di prigioni esotiche, di altrove in cui affermare la propria identità. A portarlo nell’isola sarda, il calcio, invece: il Cagliari, come se potesse essere altrimenti. E la prima partita, la prima in assoluto, indovina un po’: contro il Genoa. Come se potesse essere altrimenti.
Amsicora era il nome dello stadio che vide il Cagliari vincere il primo scudetto sotto la linea Maginot della potenza calcistica settentrionale, il primo del Mezzogiorno, Rombo-Di-Tuono e rigurgito indipendentista, settant’anni dopo la fondazione, nel nome del caudillo del bellum antiromano, isolista, non già più un altrove ma un qui, in cui affermare la propria identità.
Blu, rosso. Rosso, e blu. Come l’oceano. Un contatto, insperato, inatteso, tra Cagliari e Genova? Al di là dell’oceano. A Buenos Aires.
Città della Santissima Trinità, voleva chiamarla Pedro de Mendoza; Porto di Nostra Signora di Bonaria, la proposta con più likes tra i marinai – tutti sardi, tutti devoti alla Venerata.
Non ci fossero stati i sardi, l’Argentina magari avrebbe una capitale chiamata Santa Trinidad. Non ci fossero stati i genovesi, magari oggi il calcio di Baires avrebbe solo il River Plate.
E invece, per fortuna, ci sono stati i genovesi, c’è stata la Boca, con un dedo toco el borde de tu boca, e belìn: gli xénéizes, vivaddio.
Ma questa è un’altra storia.

I TEAM DELLA QUARTA GIORNATA

1) Alessandro Congiu – Mooggeene (Sardegna / Cagliari)

Classe ’80, progettista grafico, direttore creativo e fotografo. Mentre frequentava la Facoltà di Architettura di Cagliari ho iniziato a lavorare nello studio di Stefano Asili. Durante questa esperienza ha avuto modo di confrontarsicon la comunicazione visiva a tutto campo, con particolare attenzione per la grafica editoriale, occupandosi, tra i vari progetti, della rivista L’Ingegnere Italiano (2012-2014), progettato da Asili assieme ad Armando Milani. Nel 2012 ha fatto da assistente allo stesso Stefano Asili, docente del corso di Progetto Grafico presso la Facoltà di Architettura di Cagliari, curando la parte relativa al type-design. Dal 2014 ha iniziato la sua attività individuale come Mooggeene.

mooggeene-01

Come descriveresti il tuo manifesto?
Mi sono ispirato all’estetica anni 70 – anno dello storico scudetto del Cagliari – e in particolare alle copertine dei 45 giri degli inni, più o meno ufficiali, delle squadre di calcio, molto in voga all’epoca. Un pattern optical rossoblù fa da sfondo al poster e divide diagonalmente lo spazio dove, in modo prepotente, si inseriscono le scritte “Forza Cagliari” in Stadio. Infine è immancabile la foto di Gigi Riva, trattata con un retino monocromatico, la cui posa in rovesciata (ogni riferimento alla rovesciata di Parola delle figurine Panini è da ritenersi puramente casuale) contribuisce a dare movimento all’intera composizione.

gigi-riva-rovesciata-cagliari-vicenza-1280x720

Che tu ci abbia vissuto o meno, quale è il tuo ricordo più anni 70?
Non avendoli vissuti non posso dire di avere dei veri ricordi degli anni 70. Però avendo dei genitori anziani, sono cresciuto tra le loro foto di quegli anni e tra i documenti, le riviste e altri cimeli che custodisco gelosamente. Mi sono appassionato a quegli anni, a quell’estetica fino a iniziare a cercare e collezionare grafica anni 70.

2) Francesco Caporale – Fra! Design (Calabria / Cosenza)

Francesco Caporale vive a Milano ma ha il cuore meridionale. Dopo gli studi in grafica pubblicitaria e direzione artistica, scopre la “Doodle Art” da lui definita “Arte dell’Errore”: è un esercizio creativo che non prevede matita ma inchiostro indelebile con il quale si travolge uno spazio vuoto senza pensare al risultato finale o avere paura di sbagliare. La sua capacità espressiva, definita da uno stile facilmente riconoscibile e sostenuta dagli studi grafici, lo ha portato in poco tempo ad essere un illustratore professionista e uno dei pochi doodleartist in Italia. Le sue illustrazioni, digitali o fatte a mano, non hanno limiti di contenuto né di contenitore e possono vivere ovunque. Lavora con grandi brand e collabora con molte agenzie pubblicitarie.

FOTO FRA

Come descriveresti il tuo manifesto?

Da non tifoso ho provato a celebrare la squadra del Cosenza Calcio rappresentando il connubio tra civiltà e natura che sta alla base del calcio: uno sport antico, istintivo, dinamico e naturale che unisce il mondo intero e i suoi popoli tra agonismo, passione e spettacolo. Natura e civiltà, lupo e uomo, diventano una cosa unica dando quel calcio d’inizio ad uno degli sport più seguiti e praticati al mondo.

3) Giovanni Stillittano (Trentino Alto-Adige /FC Südtirol)

Giovanni Stillittano è un designer che si occupa di branding e packaging. Attualmente Art Director presso Auge Design di Firenze, lavora tra la Toscana e il Trentino Alto Adige.

GS

Perché questa squadra per il tuo manifesto?
Ho pensato che questa squadra fosse la più rappresentativa del territorio. Sono partito disegnando un pattern ispirato all’attuale stemma del FC Südtirol, che in origine rappresentava la rete di una porta. Ho fatto in modo che lavorasse su due livelli: in negativo (fondo) raffigura appunto la rete, mentre in positivo diventa un riempimento del pallone stilizzato al centro del poster. Stadio è stato utilizzato per firmare il poster attraverso la citazione del nome del club e per indicare (in tedesco) la sua data d’istituzione.

Hai un progetto preferito?
L’identità sviluppata per Famiglia Crispino dal mio studio, Auge Design. Uno dei progetti più completi e divertenti a cui abbia mai lavorato.

single

4) Riccardo Pierassa – Zup Design (Umbria / Perugia Calcio)

Zup Design è uno studio creativo fondato nel 2001 che si occupa di comunicazione, design industriale, installazioni multimediali, spazi espositivi e interior design, al fine di creare identità di marca coese per i propri clienti. Riccardo Pierassa, graphic designer e illustratore, collabora con ZUP Design dal 2015 con il ruolo di Senior Graphic Designer, portando avanti nel frattempo il proprio percorso di illustratore.

riccardo pierassa | zup design

Come nasce il vostro poster?
Il manifesto nasce da l’idea di voler rappresentare il simbolo di appartenenza per eccellenza di ogni tifoso che segue la sua squadra allo stadio, ovvero la sciarpa con i propri colori, in questo caso bianca e rossa come quella del Perugia, sintetizzata graficamente in chiave geometrica. Quest’anno lo studio compirà 20 anni di vita, per tutti noi del team Zup è motivo d’orgoglio raggiungere questo traguardo anche se nello stesso momento ci sentiamo appena all’inizio di questa avventura. Sappiamo bene cosa significhi fondare uno studio di design in Centro Italia: alta qualità della vita ma anche tutti i limiti della provincia. Per questo motivo abbiamo scelto la squadra di calcio della città di Perugia, una squadra provinciale con una storia importante che è arrivata a giocarsi lo scudetto.

Hai mai lavorato professionalmente per il calcio?
Marco Williams Fagioli, il nostro Creative Director, ha realizzato la brand identity del Football Club La Chaux-de-Fonds, società calcistica svizzera con sede nella città di La Chaux-de-Fonds, che attualmente milita nella Seconda Lega svizzera.

Terza Giornata (8 marzo 2021)

Il derby di questa giornata si gioca tra il Verona  di Happycentro e il Napoli di Dopolavoro: due squadre le cui tifoserie si affrontano da anni in una guerra di nervi e di striscioni, che ci racconta il nostro cronista Fabrizio Gabrielli:

derby3

Si fa presto a dire mastino: spagnolo tibetano inglese e certo, ovvio, napoletano.
Ma non tutti i mastini sono napoletani, né tutti i napoletani sono mastini. 

A Verona di Mastino ce n’era uno: figlio di Giacomino che era figlio di Balduino che era figlio di Leonardino e ancora più su, a monte, verso il capostipite di una genealogia minima che ricostruirla non dico sia arduo, ma ecco, Arduino. Scale e serpenti: Verona e Napoli, parenti, mica tanto. Gli scaligeri mastini e i napoletani ciucci, nel logo e nell’ego: è capitato spesso, più di quanto ci si possa immaginare.
Prendi l’84, come lo stock e come l’equipe: in Italia arriva Maradona, a Napoli arriva Maradona, ma il primo Maradona italiano lo vediamo a Verona. Giornata d’esordio, di sonde, di esondi: vince l’Hellas, alas, tre a zero. Diego non è ancora il Divino Diego, a Verona, per la prima volta con la maglia di una sfumatura di blu che a Verona non può mai essere blu, sembra piuttosto fallibile, piuttosto umano, di fronte all’epitome del bionico incarnata da Briegel. Germania e Argentina, due scuole che si incontrano – capita spesso, negli anni ‘80, almeno su un campo di calcio – e casomai si scontrano: se Diego deve essere Fangio lanciato sul rettilineo, ecco allora di fronte c’è Briegel che è tipo il muro di Berlino, ma rafforzato.

E Fangio, passare attraverso i muri, mica è tanto capace.

La formazione del Verona campione d’Italia 1984-85,

Fa discretamente ridere che l’anno dell’arrivo di Maradona in Italia lo scudetto lo vinca invece il Verona, il primo – unico – della sua storia, questa specie di rivoluzione in nuce che porta il titolo in maniera centrifuga lontano dai centri di potere. Di lì a poco la direttrice avrebbe puntato verso il Mezzogiorno. Non l’anno dopo, quello dopo ancora: millenovecentottantasette.

Ottantasette, nella smorfia napoletana, sono ‘e perucchie, i pidocchi. In quella veronese non lo so. Il Napoli sta per vincere il suo primo scudetto dell’era maradoniana, ma ancora non lo sa e non lo scopre di certo a Verona, dove non si scopre niente, semmai soltanto la propria fragilità, a voler fare i pidocchi. Perde tre a zero, Caporetto a quattro ore di macchina da Caporetto, Maradona si fa pure parare un rigore da Giuliani, poteva finire in tragedia, tipo quelle che si inscenano nell’Arena. In melodramma, merolata dura e pura. Verona poteva essere fatale ante litteram, prima che diventasse la fatal Verona ma per qualcun altro, tipo il Miilan di Sacchi, che lasciando punti al Bentegodi (il Verona, sul suo campo, con le grandi negli Ottanta, sempre un Marcantonio) spianò la strada al secondo scudetto Maradoniano.

Verona, per Napoli, è sempre stata la donna sguaiata che ti aspetta sul mezzanino, casomai per schernirti o per gettarti la jella. ‘Onna pereta for’o balcone. Numero della smorfia: quarantatré. Un po’ malafemmena, un po’ qualcosa di più, lo striscione con slogan striscianti: vèn’, vèn’.
Striscioni, dicevamo, certo: c’è tutta una tradizione. Verona vende Dirceu al Napoli, prima, e poi gli scrive Non sei più straniero, Napoli ti ha accolto nel continente nero. Napoli osserva, dal balcone. Vi sputano contro le peggio nefandezze, il fuoco e la lava del Vesuvio, il colera, benvenuti in Italia.
Napoli osserva ancora dal balcone. Poi: ‘onna pereta.
Giulietta è ‘na suoccola.
C’è mai stato uno striscione più definitivo del più definitivo degli striscioni?
È che voialtri, napoletani, avete la risposta sempre pronta. Come la donna sul balcone. Un po’ malafemmena è un po’ suoccola.
Non mollate mai.
Voialtri siete mastini, napoletani.

I TEAM DELLA TERZA GIORNATA

1) Antonello Colaps – Dopolavoro (Campania / Napoli)

Antonello Colaps (Dopolavoro) è da sempre una persona curiosa. Si definisce “quasi un direttore artistico e creativo, quasi un architetto, quasi graphic – prop – web designer, quasi un cartografo, quasi un fotografo, quasi un editore. Ho quasi tutte queste competenze, e quasi nessuna. Lavoro all’intersezione di tutti questi campi, quasi felicemente. Dal 2010 porto avanti Dopolavoro, che è l’unica agenzia di design e comunicazione possibile a Napoli. Dopolavoro non ha dipendenti ma partner, non sfrutta il lavoro altrui, non lascia indietro nessuno. ”

Ti interessi di calcio?
Di calcio in quanto cultura sociale si, di pallone assolutamente no, di Napoli abbastanza. Il fatto è che Napoli è anche il Napoli ed è impossibile vivere qui e non confrontarsi con questo dato di fatto. Metti che quando il Napoli vince una città intera sorride… bisogna essere pazzi o senza cuore per non emozionarsi di fronte a una vittoria e per non dispiacersi, almeno un po’, dopo una sconfitta. Nel 2020 però ho scoperto che il tutto per me ha senso solo andando allo stadio. Ho realizzato l’identità e gli striscioni della squadra di @RadioCavoneStereo alla Coppa Pizzeria 2019 e fatto più o meno lo stesso lavoro per il film Ultras di F.Lettieri.

 

MF_todo-03

Cosa ne pensi della scena del type design in Italia?

Credo che negli ultimi tre-quattro anni e soprattutto grazie ai social il type design sia diventato più accessibile a un pubblico un po’ più generico, sia come semplice terreno di sperimentazione, sia come materia di studio che infine come ambito professionale. Antonio Pace è stato per me un buon maestro e credo che i suoi lavori di Corporate type design siano eccezionali. L’eniline è pazzesco. E poi c’è @Fontpopulista di Strickner, che te lo dico a fare!

2) Davide Pagliardini (Liguria / Genoa)

Davide Pagliardini nasce a San Marino, nel 1989. Studia prima ad Urbino e poi a Milano, dove accresce la passione per tutto ciò che ruota intorno al mondo della comunicazione visuale. Dopo varie esperienze in agenzie di produzioni e studi creativi e aver co- fondato Trinocle, lavora come freelance nel campo dell’illustrazione e della grafica, con particolare passione per la tipografia ed il lettering e nel mondo del motion design. Insegna, collabora con vari studi di animazione e porta avanti Uovo Lab, studio di produzioni creative a tutto tondo, co-fondato con Davide Farabegoli.

28820.immagine2.02

Perché hai scelto questa squadra?

Perché non so nulla di calcio, e non sono sicuramente un appassionato, ma mio suocero lo è. E come buona parte della mia famiglia, mia moglie, zii, nonni acquisiti ecc, ci sono origini liguri, e lui in particolare poi tifa Genoa. Non solo, suo padre era un pescatore e mio suocero mi promette da anni di portarmi a fare un giro sul suo “gozzo”, la tipica barca a remi ligure, ereditata dal padre, che forse un giorno sarà anche mia. Con questa illustrazione spero di sopperire a tutte le partite del Genoa che mi sono rifiutato di guardare assieme.

Senza titolo-1-01

Come descriveresti il tuo manifesto?
L’idea di questo poster nasce da mia moglie Federica, dopo aver parlato con suo padre: cosa meglio del mare, di un pescatore nel suo gozzo, e della fede nel Genoa, può rappresentare la Liguria?

3) Leftloft (Lombardia / Brera F.C.)

Leftloft è uno studio creativo indipendente con sede a Milano che aiuta i brand a connettersi con le persone, progettando identità visiva, prodotti e comunicazione dal 1997. Guidato dai suoi fondatori e direttori creativi lo studio è composto da un gruppo di talenti esperti in visual design, type e exhibition design, web e interactive design, editorial e data visualisation, wayfinding e service design; sostenuti da una rete di professionisti che collaborano alla strategia creativa, allo sviluppo di contenuti e alla produzione. I progetti di Leftloft hanno ricevuto diversi riconoscimenti internazionali quali D&AD Award, ED-Awards, ADI Design Index, Laus Award, Creative Review Annual, TDC Annual.
Leftloft
Perché questa squadra?
Volevamo scegliere una squadra di Milano, ma che non fosse una delle grandi. Abbiamo quindi puntato tutto sulla terza squadra di Milano, il Brera F.C. L’abbiamo scelta perché non gioca solo per vincere ma utilizza il calcio come strumento per promuovere progetti sociali. In questo senso volevamo aiutarla ad accendere i riflettori su di lei e non sulle solite grandi squadre.
Cosa ne pensi del type design in Italia?
Più che un singolo designer o carattere, siamo sostenitori della scena generale che è ancora per certi versi una novità in Italia. Pensiamo che qui ci siano molti appassionati che si stanno impegnando a rendere la cultura del type design sempre più presente.

4) Sunday Büro (Puglia/ U.S. Lecce)

Sunday Büro è uno studio fondato nel 2014 da Valentina Casali e Marco Goran Romano. Lo studio — specializzato in illustrazione, type design e lettering — opera nel settore del branding, dell’advertising, dell’editoria periodica e del packaging lavorando con brand e agenzie, italiane ed estere.

bulletin-goran-e-valentina-weekendoit-1024x449
Come nasce il vostro poster?
Ho giocato con quelli che da sempre sono i colori della squadra: il giallo e il rosso. Quest’ultimo però è stato virato, diventando del colore della terra salentina. Il soggetto illustrato è una libera reinterpretazione del logo della società sportiva, nonché dell’araldica della città: la lupa sotto il leccio.

US_Lecce_RGB

Seconda Giornata (1 marzo 2021)

Arriviamo dunque alla seconda giornata di campionato, dopo un fulminante inizio che ha visto migliaia di fan decretare il successo di Sicilia, Veneto, Umbria, Campania, Calabria, Toscana, Molise e Abruzzo contro i poster avversari. Tra i vincitori della scorsa settimana ci sono anche la Valle d’Aosta di Arnica Design e il Piemonte di Studio 23.56con due poster dedicati alle fantomatiche squadre di Studio Artistico Nebiolo e di Coumba Freida. Ci pareva adeguato dedicare il secondo derby del nostro campionato ad un epico scontro tra queste compagini immaginarie. A voi il compito di scegliere il vincitore, ispirati dalle parole del nostro cronista Fabrizio Gabrielli.

derby2

Dimenticare è possibile solo con i ricordi reali: i sogni hanno lembi frastagliati, come fai a dimenticarlo, un sogno? Se lo dimentichi non è mai esistito. Per questo lo sappiamo tutti che il Mondiale del ‘42, quello giocato in Patagonia, lo hanno vinto i Mapuche… 

Certo che sì. Anche se l’arbitraggio di William Brett Cassidy di Butch figlio, eh, un po’ meh, un po’ dimenticabile: ma tanto si dimenticano solo i fatti reali, e ora potrebbe essere – come potrebbe non essere – che quel mondiale si sia giocato sul serio, che ci fossero – o non ci fossero – squadre in rappresentanza di minoranze poco o mai rappresentate, che dire Mapuche è come dire – che ne so – Molise, o Libertà, o Coumba Freida, che poi potrebbe anche essere – come non essere – il nome di una cantante di cumbia ecuadoriana, una miliziana zapatista del Chiapas, una spia cholita trapiantata a Ceuta o Melilla.
L’avete mai osservata, la bandiera dei Mapuche? Una luna, una stella e poi svastiche rotanti, su un campo che è celeste come il cielo terso e andino, verde come le vallate che si stendono da monte a monte, rosso come il riflesso del tramonto, o dell’alba.
Coumba, combo e cumbia: esta vida es un carnival, scintillio di coriandolo carnascialesco perché ogni scherzo vale, anche mettersi un fazzoletto sul sorriso – la privazione dei sorrisi, il lascito pandemico più vile -, anche giocare un gioco che in certi posti non si gioca, e che non giocano le donne. Novarese, che la novità se la portava già nel nome, ma forse a ballar la cumbia così bravo mica era, militò nella fonderia Nebiolo (quaranta stagioni, bandiera vera, millesettecentottantasette gol e sedicimila assist). Il Piemonte, i piedi del monte, l’epicentro calcistico e industriale e migrazionale e tutto quel che ti pare di un Paese che è un dagherrotipo bianco e nero (e un po’ granata): il Piemonte è una fusione di caratteri, per il di cui compimento, oh, ci vuole carattere.

nebiolseppia

Se osservi bene una foto di quegli anni, una foto di quegli anni della Fonderia Nebiolo, color seppia (il seppia è bianco, nero e un tocco di granata?), se la osservi come faresti con quella sul camino della sala bar dell’Overlook, finisce che ci ritrovi la costante, che si introietta ed estroietta a cavallo degli anni, la tradizione che fa il giro intero per trasformarsi in innovazione, designer in camice, calciatori in frac, bottammùro e tric-trac.
Coumba Freida contro Fonderia Nebiolo, sembra il titolo di un fumettaccio pocket due euro su ebay, oppure di un mockumentary, un mockumentary che parla di come la squadra delle Amazzoni (gemellate con i Mapuche, c’è da intendere, since la notte dei tempi) scenda dal monte a valle e poi al pié del monte per sfidare la tradizione che si fonde con l’innovazione, che è come dire un’innovazione-non-innovativa, una tradizione-non-tradizionale, un vintage fresh, ricordo già sbiadito che però continua a vivere, come fosse un sogno.
Perché i sogni, dimenticarli, i sogni, si può mica mai.

I TEAM DELLA SECONDA GIORNATA

1) Studio 23.56 (Piemonte / Studio Artistico Nebiolo

Studio 23.56 è lo studio di progettazione grafica e tipografica che lavora con, per e all’interno di Archivio Tipografico. Si compone di quattro progettisti che condividono tempo, energie, risorse ed esperienza. Studio 23.56 crede nella natura ciclica dei linguaggi visivi e considera la ricerca e l’apprendimento come parte fondamentale del proprio metodo progettuale. Nel 2020 ha curato la riedizione del capolavoro di Aldo Novarese, Alfa Beta, con un progetto kickstarter di grande successo. Il loro poster è dedicato all’immaginaria squadra di calcio dello Studio Artistico Nebiolo, di cui l’Archivio Tipografico mantiene un’importante collezione di stampati e di caratteri.

2) Arnica Design (Valle d’Aosta / Coumba Freida)

Raffaella Santamaria e Valentina Sesia sono le menti dietro Arnica Design, uno studio di comunicazione visiva che si occupa di progettazione di loghi, corporate identity, web design, grafica editoriale ma anche di decorazione di interni e di fotografia. Arnica è certa che il design debba essere sostenibile. L’essenza del suo lavoro si basa sulla semplicità, la bellezza, l’innovazione e la versatilità. Arnica è anche un luogo di sperimentazione, di ricerca, di curiosità e di pensieri liberi. Arnica è un innesto grafico, indiscutibilmente femmina.

arnica

Come nasce il vostro poster?
Coumba Freida è una squadra immaginaria.. un omaggio ad una delle vallate più caratteristiche della nostra regione. Come per il calcio, per chi come noi ci è cresciuto, rappresenta un vero simbolo di appartenenza. Ci piace l’idea di una rappresentazione femminile del calcio. Il nostro manifesto rappresenta una guerrigliera pronta a scendere in campo a difendere la propria forza e bellezza, all’urlo di: Alé Coumba Freida! Il font Stadio disegnato da Novarese si è fuso perfettamente con il nostro progetto di poster ispirato agli anni ’70.

3) Mister Gatto (Marche / Urbino)

Mister Gatto è Gianluca Camillini. Designer, docente e ricercatore, dopo la laurea presso l’ISIA di Urbino ha lavora per agenzie di comunicazione e clienti in Italia e all’estero (Armando Testa, Heads Collective, Michele Turriani, FCA Group, La Biennale di Venezia). Dal 2013 lavora come ricercatore e docente in graphic design presso la facoltà di Design e Arti dell’Università di Bolzano. In parallelo, consegue il dottorato di ricerca presso il dipartimento di tipografia e design della comunicazione dell’Università di Reading nel Regno Unito. Dal 2018 è co-direttore di Progetto grafico, rivista internazionale di grafica.

mrgattoX

Perché hai scelto questa squadra?
Campanilismo! È la squadra del mio paese e per cui ho giocato per una decina di anni fino alla rottura del crociato, un evento questo che stroncò una magnifica carriera da panchinaro dilettante. Ho pensato a un poster per interpretare e tradurre – attraverso tipografia e segno grafico – l’atmosfera da stadio: striscioni, bandiere e cori d’incitamento per l’Urbino. Stadio di nome e di fatto.

4) Testimanifesti (Molise / Termoli)

Marco Petrucci, designer pugliese a Roma, crea Testimanifesti nel 2013 come sfogo creativo, con la scusa di dare lustro grafico a citazioni di film, canzoni, libri, frasi fatte e di cronaca, fino a renderle un gradevole insieme di segni racchiusi inderogabilmente in un manifesto verticale.

testimanifesti

Ha scelto di rappresentare il Termoli innanzitutto perché “Termoli” suonava benissimo. Sì è poi innamorato del Cavalluccio Marino nello scudetto del Termoli Calcio, e ha deciso di ricostruirlo con i glifi di Stadio. Il resto è venuto da sé, rievocando l’atmosfera dei bar ritrovo dei tifosi, con l’alito da Caffè Borghetti o Sambuca e le schedine del Totip accartocciate nei posacenere.

Prima Giornata (22 febbraio 2021)

Il derby imperdibile della nostra prima giornata è quello tra la Roma di All Fonts Are Bastards (Lazio) ed il Catania di Bob Liuzzo (Sicilia). Oltre a ripetere in forma digitale quello che ai tempi di Spalletti e Marino sfociò in un memorabile 7-0, AFAB e Bob sono anche stati i primi designers che abbiamo coinvolto e che ci hanno aiutato con i loro preziosi suggerimenti e col loro colossale entusiasmo.

BOBLiuzzo-StadioNOW-Sicilia

Eccovi l’epico scontro tra Catania e Roma nelle parole del nostro cronista Fabrizio Gabrielli:

Al principio, che te lo dico a fare, c’è sempre il mito, il motto: U Liotru, in hoc signo vinces, essepiquerre, la Lupa Capitolina, melior de cinere surgo, l’Aquila Imperiale, coppinfaccia.

Vestigia di un passato rarefatto, controverso, corrotto, misinterpretato. Eliodoro in elefante dalla Sicilia a Costantinopoli, casomai contromano – Eliodoro mago, negromante, vescovo mancato, in groppa a un animale che non dimentica ma che spesso tralascia, che ha il colore della pietra lavica e la forza mastodontica per difenderti dai lapilli; Romolo e Remo che suggono dalla mammella prima che finisca a straccinfàccia, quando un fratello che segna un confine incontra un fratello che lo oltrepassa chi fa un passo in più del dovuto è un fratello morto; un volo dal Manzanarre al Reno che è la copertura di un impero, e oltre.
Il volo d’oggi è easyjet o ryanair – mito moderno del low cost – a diciannove euro e novantanove per vedere il mare, o magari una partita, o magari un’eruzione (speriamo di no), o magari un arancino (arancina ci sarai tu e tutti quelli della palazzina tua, direbbe un romano se fosse di Catania).
Clamoroso al Cibali, clamorose Cimbali (nel senso di caffè, molti. E molto caffè, molto nervosismo), fragorosi cembali: tambureggiamento, ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta, sette a zero e tuttaccàsa. Era la Roma di Spalletti, era il Catania di Marino (un cognome che è anche un aggettivo, adeguato per il paesaggio catanese), ma il vulcano quel giorno era giallorosso, era pericoloso e faceva male. Chi dimentica è complice, e l’elefante – che te lo dico a fare – dimenticare proprio no. Melior de cinere non surgo manco per niente. Catanesi piccati (peccato!), risentiti, refrains risentiti: è stato come infierire su un corpo morto. Tu quoque, fili mi, mortacci tua: come hai osato? Come fai l’asado? Catania è la città, e la squadra, che cinque anni dopo quell’onta ha tra i suoi ranghi undici argentini, cholo mono papu lavandina, e l’asado sono ciarle e punte di coltello. Uno può sceglierselo mica, il momento in cui scocca l’amore. Irrompe come una febbre tossica, una coltellata repentina, ineludibile. Uno per sceglierselo mica, il momento in cui arriva la vendetta. Che notoriamente va servita fredda, mica come l’asado.
L’anno dopo del settazzèro è l’ultima di campionato. La Roma ha ancora una scintilla di speranza di poterselo portare a casa, lo scudetto. Ci va vicina vicina, avanti dopo otto minuti, in altri luoghi meno mitici, meno bollenti del Massimino (un superlativo diminutivizzato, ma anche il nome del Presidente del Catania negli anni ‘70, così presidentissimo da diventare stadio), gol di compagini altre spediscono gli etnei in B. Le squadre che tornano in campo per il secondo tempo sono Campione d’Italia l’una, retrocessa l’altra, ma oh: sic transit gloria mundi, gol di compagini altre relegano la Roma al secondo posto, Martinez segna a cinque minuti dalla fine e salva il Catania, e forse lava l’onta, l’onta della lava che ti ricopre dopo aver ribollito per ere geologiche (o anche una stagione sola) sotto la crosta della terra.
L’elefante non dimentica, l’elefante sa. RomaCatania è anche questo. CataniaRoma, settantanoveeuro volando easyjet, dovessi acquistarlo oggi.”

I TEAM DELLA PRIMA GIORNATA

1) All Fonts Are Bastards (Lazio / Roma)

doppia

All Fonts Are Bastards nasce nel 2019 dalla mente di due graphic designer romani, amici e precedentemente colleghi in una noiosissima agenzia pubblicitaria internazionale, accomunati dalla stessa voglia di prendere poco sul serio argomenti di solito serissimi nell’ambito della progettazione grafica. Così nasce All Fonts Are Bastards, un progetto di creazione di sciarpe calcistiche dedicate ai caratteri più famosi.

Vi considerate degli ultras della tipografia?

Poche cose al mondo creano schieramenti agguerriti come i gusti tipografici, forse solo l’attaccamento alla squadra del cuore. Il nostro intento è naturalmente goliardico e vuole  rendere omaggio alle più famose famiglie di font, belle o brutte che siano. Vogliamo far si che non ci si vergogni più a pensare che il Comic Sans non sia poi così male, anzi, vi invitiamo a indossare quelle lettere bizzare con spocchia e spavalderia, pronti a combattere con gli schieramenti opposti, siano essi quei fichetti svizzeri dell’Helvetica o i crucchi del Futura.

Come nasce il poster che avete dedicato alla Roma?

In realtà il poster parla dei tifosi di Roma, sia dell’AS Roma che del SS Lazio… Nella vita di tutti i giorni siamo dei bravi ragazzi dediti al design, ma quando abbracciamo il nostro alter ego AFAB, diventiamo due teppistelli rissaioli, burberi e amorali. La nostra città nel mondo è famosa per il Colosseo, la Carbonara, la Storia che si respira in ogni vicolo. Ma tra gli hooligans di tutta Europa siamo famosi per una meno nobile qualità: le “puncicate” (per i non romani, le coltellate). Anni fa il Daily Telegraph, parlando dell’argomento, coniò per Roma il nome Stab City. E proprio a questo dedichiamo il nostro poster, a qualcosa che non è certo un vanto per la città eterna. Ma, diciamocelo, Roma è anche la città di Rugantino e delle storie d’amore e di coltello. E a noi gente di strada, in fondo, queste storie ci intrigano. Almeno fino a quando non torniamo nelle nostre vesti di bravi ragazzi.

Cosa ne pensi del type design in Italia? Hai un carattere o un type designer preferito tra quelli “made in Italy”?

Sicuro ci sono stati anni d’oro per la tipografia in Italia (come per il design in generale) che difficilmente rivivremo. Negli ultimi anni però l’attenzione per la creazione di caratteri tipografici, anche amatorialmente, e l’affermarsi di fonderie nostrane ha sicuro creato un clima positivo e molto ottimismo per il futuro. Naturalmente il nostro carattere preferito è Font Populista di un misteriosissimo e talentuoso designer sconosciuto 😉 A parte scherzi ci piace molto il lavoro del gruppo Collletttivo e dei nostri amabili padroni di casa, Zetafonts.

2) Bob Liuzzo (Sicilia / Catania)

WhatsApp Image 2021-02-01 at 11.48.05

Parlaci di te, Bob!

Vivo a Milano ma sono nato e cresciuto a Catania, una bellissima città sulla costa orientale della Sicilia. Fin da bambino sono stato affascinato dalla comunicazione visiva: ho prima frequentato lo IED di Roma per poi spostarmi alla School of Visual Art di New York fino a diplomarmi in Graphic Design presso lo IED di Milano dove attualmente insegno come docente di Branding nel corso internazionale e ricopro il ruolo di coordinatore del corso triennale di Graphic Design. Attualmente collaboro con diverse agenzie di comunicazione su progetti nazionali e internazionali quasi sempre legati al brand e alla sua comunicazione coordinata.

Qual’è il progetto che preferisci nel tuo portfolio?

Quello che nessuno mi ha mai chiesto di fare. Ovvero l’identità indipendente di Catania conosciuta con il nome di @CataniaProject. Un progetto che è un’esperimento per comprendere come il branding territoriale e il design possano cambiare la percezione di una città trasportandola nel futuro. Catania, fuori dallo stereotipo è una grande metropoli del Mediterraneo, un’isola nell’isola che poco c’entra con la Sicilia che ti hanno raccontato.

137199150_207379471049718_7020965688821292361_o

Ed infatti il tuo manifesto è proprio dedicato alla città e alla sua squadra…

Tutto parte da elementi unici che solo Catania possiede da sempre e per sempre. Il processo è stato quello di restituire tramite l’iconografia e i colori l’essenza di questa città e della sua squadra. Etna, lava e mare che si fondono con lo Stadio. L’Etna, il vulcano più alto d’Europa, che per chi questa città la vive è una presenza quasi sacra: Catania è stata distrutta 7 volte e per 7 volte è rinata; Melior de cinere surgo…  Perché il vulcano è la terra che amiamo, dell’eruzione ce ne freghiamo!!!

Che tu ci abbia vissuto o meno, quale è il tuo ricordo più anni 70?

Non li ho vissuti ma più che un ricordo è una sensazione ben precisa. Quella sensazione di arancione e marrone che geometricamente abbracciano tutto. Dai muri alle posate. Gli anni 70 sono arancione e marrone con un timido giallo caldo che ogni tanto sottolinea qualcosa senza impegno.

Cosa ne pensi del type design in Italia? Hai un carattere o un type designer preferito tra quelli “made in Italy”?

Il type design in Italia è importante ma non così tanto da pensare che vada pagato. Come il parcheggio in centro o un favore ad un amico. Onestamente sono un grande stimatore di Novarese e uno dei caratteri che da sempre ammiro è proprio la sua bandiera, l’Eurostile. Uno dei pochi font che a guardarli si pensa a tutto meno che all’Italia.

3) Happycentro (Veneto – Hellas Verona)

STADIO_HellasVerona_Happycentro

Perchè avete scelto l’Hellas Verona?

A parte la tifoseria esagitata, ci piaceva omaggiare la squadra della nostra città, il Verona. Non siamo esperti di calcio ma pare una delle “piccole” a vincere uno scudetto nell’ormai lontana stagione 1984-85 (annate straordinarie pure per la musica…) Il club veronese venne fondato agli inizi del ‘900, su proposta di un insegnante di greco, presso un liceo classico. Da qui il nome “Hellas” che rimanda direttamente all’antica Ellade. Il simbolo della squadra invece, rimanda alla figura di Mastino della Scala, signore di Verona nel tardo medioevo. Abbiamo lavorato su un’idea molto semplice: far emergere la figura di un possente cane, un mastino appunto, direttamente dallo Stadio, ora foglio di trasferibili, per gridare “Alè Alè Alè Bum Bum!” (per citare e ricordare lo straordinario Roberto Puliero, attore, regista, poeta, indimenticabile radiocronista e sfegatato tifoso del Verona).

Chi è Happycentro?

Happycentro è una piccola bottega, sita in un quartiere alle porte della città di Verona. Andiamo al lavoro a piedi, alcuni di noi dopo aver accompagnato i bimbi a scuola. Siamo dei giovani anziani e fintanto che ne trarremo soddisfazione, continueremo a imbrattare carta e impressionare semiconduttori.

Nike, Produit en Italie – designed by Happycentro for Wieden+Kennedy Amsterdam.

Avete un progetto in portfolio legato al calcio? E uno che preferite in assoluto?

Il progetto a cui siamo più legati, in ambito calcistico è un lavoro per Nike che celebrava gli “eroi nazionali” del mondiale 2006. Il progetto che invece porteremmo con noi sulla proverbiale isola deserta non è nemmeno sul nostro sito. È un progetto che principalmente parla dell’amore per la famiglia e racconta di come siamo prodotti delle nostre intime esperienza di vita. Lo trovate qui.

Cosa ne pensate del type design in Italia? Hai un carattere o un type designer preferito tra quelli “made in Italy”?

Il type design è un mondo fatato, accessibile a pochi eletti con la vista bionica e che sanno dove mettere le mani. Un bosco di bicchieri di cristallo. Quanto al Made in Italy, a cui teniamo molto, se siamo qui è per omaggiare l’Aldo nazionale!

4) Rupertgraphic  (Emilia Romagna – Atletico Van Goof)

Scenografo e costumista in origine, Alberto Mariani (aka Rupertgraphic) è Art Director e Creative Designer per Erreà Sport, e lavora su tutti aspetti della creatività legati al mondo dell’abbigliamento sportivo, il calcio in particolare. Il suo manifesto dedicato all’Atletico Van Goof reinterpreta i giochi di grafica e di geometrie presenti sulle maglie storiche della squadra e sulle T-shirt per i fan dell’epoca.

rupertblog